Tre giorni sulle Alpi Apuane – Day 3

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Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.

Reinhold Messner

Alpi Apuane – Day 3

Il risveglio è accompagnato dalla consapevolezza che questa sia stata di gran lunga la notte più confortevole che io abbia mai passato in bivacco/rifugio. Calda, asciutta e decorata da una splendida dormita.

Strano a dirsi dal momento che appena aperta la porticina ho trovato fuori dalla porta una buona ventina di centimetri di neve a darmi il buongiorno! La nevicata prevista dal bollettino era stata di qualche centimetro scarso e invece il meteo ha sorpreso e spiazzato un po’ tutti, come ho avuto modo di apprendere scambiando due parole con il gestore del rifugio.

La montagna innevata però non è solo freddo e piedi bagnati, ma anche silenzio, quiete e lo stesso paesaggio della sera prima che si cambia d’abito.

Non sono granché a descrivere i paesaggi, meglio lasciar parlare le immagini.

A questo punto il programma si era ridotto alla sola discesa sino a Resceto, località da cui avrei preso la corriera per tornare comodamente in stazione a Massa. Manco a dirlo, non è andata proprio secondo i piani, ma ci arriverò tra un po’.

La Via Vandelli

Cominciamo dalla domanda: “cosa è la Via Vandelli?”

Si tratta di una strada progettata nel ‘700 da Domenico Vandelli su commissione del Ducato di Modena per collegare quest’ultima ai territori di Massa, acquisiti grazie ad un matrimonio politico.

Lunga 170km e caratterizzata da circa 5400m di dislivello positivo, tocca le quote più elevate in corrispondenza dei passi Lagadello e Tambura. La si può coprire in circa una settimana (a seconda del livello di allenamento) alloggiando nei vari punti d’appoggio presenti sul percorso, per i quali vi consiglio di consultare uno dei tanti siti dedicati o una guida cartacea facilmente acquistabile online.

Ho avuto la fortuna di incrociare questo cammino nella sua parte terminale, ovvero la tappa che porta dalla Finestra Vandelli a Massa, e ne sono rimasto sbalordito tanto da suggerirla a chiunque mi abbia chiesto di queste giornate, e anche a te che stai leggendo. Vai, percorrila, è splendida. Vai. Forza.

Nonostante i primi 150/200m di dislivello fossi preparato a combattere con la neve fresca il compito si è rivelato molto meno arduo del previsto dal momento che tre ragazzi erano partiti poco prima di me dal rifugio avevano già tracciato e battuto il sentiero. Gli sono stato molto grato.

Mi sono concesso una breve deviazione per andare a curiosare una miniera di ferro abbandonata ma con mio grande disappunto non sono riuscito a progredirvi all’interno più di un centinaio di metri in quanto l’ho trovata allagata. Un buco nell’acqua, in tutti i sensi.

Breve raccolta di ricordi della mia gita sulla Via Vandelli:

In circa un paio d’ore di cammino tra panorami e scorci magnifici (l’ho già detto) ho raggiunto l’abitato di Resceto, ma decisamente in anticipo sui tempi sia della corriera che del mio treno a Massa. Erano le 10 e avrei dovuto essere in stazione alle 17! Dal momento che l’idea di una noiosa e inattiva attesa nel parchetto della stazione non era in cima alla mia classifica di gradimento, ho deciso di completare la Via Vandelli arrivando direttamente a Massa a piedi, e aggiungendo così altri 10km all’itinerario di giornata.

Proprio in quel momento in cui credevo che il mio viaggio fosse finito solo perché avevo di nuovo tastato l’asfalto, si è aperta una nuova parentesi. L’ultima, ma non certo la meno interessante e piacevole.

Proprio mentre stavo per ripartire è sbucato dal sentiero uno dei tre ragazzi che al mattino erano partiti prima di me dal rifugio Conti, l’unico che avevo raggiunto e superato in discesa, e dopo un rapido scambio di battute ho saputo che avevano percorso l’intera Via Vandelli e si stava dirigendo anche lui come me a Massa, da qui la naturale e spontanea decisione di condividere quest’ultima tappa.

Lungo la strada abbiamo avuto occasione di scambiarci presentazioni e diversi modi di vedere e vivere le esperienze in montagna e più in generale nella natura. Una cosa devo riportarla perché mi ha impressionato ed ha anche suscitato in me una certa forma di ammirazione devo ammetterlo: Filippo, così si chiama il mio nuovo compagno di cammino, stava portando a termine la Via Vandelli (170km e 5400m D+, per ricordare) in sandali. Sì, tutta in sandali. Neve di stamattina compresa.

Per me che la calzatura è la parte dell’equipaggiamento a cui forse dedico più attenzione, questa cosa è suonata come follia, ma al netto di qualche perplessità ha e avrà sempre tutto il mio rispetto.

Dopo tre ore di amabile passeggiata condita da un fiume di chiacchiere giungiamo finalmente alla stazione di Massa dove ho l’opportunità di conoscere i due compagni di viaggio di Filippo, i quali scopro essere come me appassionati di ferrate e con cui ho l’opportunità di confrontarmi su alcune esperienze passate.

Giusto il tempo di una birra per celebrare la fine del viaggio di tutti noi che loro mi salutano per tornare a casa, con la promessa di rivederci presto e condividere un’altra giornata “montana”. Colgo anche l’occasione per farvi conoscere il blog di Nicola, vale sicuramente la pena visitarlo, ha splendidi contenuti!

Ora posso dirlo, è finita. Tempo un’oretta e anche io salirò sul mio treno e tornerò verso la normalità di casa.

Il bagaglio “materiale” che torna a casa con me da questo viaggio è formato da cinque nuove vette, una nuova via ferrata “Difficile”, 40km e circa 3000m di dislivello positivo. Il bagaglio di esperienze, invece, è molto più ampio e non lo si può ridurre ad un freddo elenco.

Sono esausto, ma tre giorni così non possono che farmi sognare una nuova partenza verso un nuovo ignoto da esplorare. E verso qualcosa che mi faccia conoscere ancora meglio me stesso.

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