La Liguria, forse più di ogni altra regione italiana, ha un’identità schizofrenica, compresa fra un paesaggio litoraneo troppo visibile agli occhi dei viaggiatori che ne hanno sempre apprezzato, sin dai tempi di Petrarca, la sua bellezza pittoresca, da cartolina, ed una Liguria interna, che sfugge all’occhio superficiale dell’osservatore, cocciutamente attaccata a una terra dura e cattiva.
Massimo Quaini
Pensare di trovare vie di facile alpinismo su roccette a pochi minuti di macchina dal litorale di Loano e dai suoi stabilimenti balneari può sembrare assurdo a chi non conosce questi territori, eppure…
Eppure questa è la zona delle grandi pareti calcaree del finalese, dove climber da tutta italia e, perché no, dal mondo vengono a misurarsi su gradi estremi e vie di fama e storia unica.
Questa è la zona dove grandi alpinisti e arrampicatori hanno mosso i primi passi o affinato la loro tecnica, dove Alessandro Gogna e Gianni Calcagno hanno aperto e salito una moltitudine di nuove vie. Due, tra i cinque, ad aver effettuato la prima salita invernale della via Cassin alla nord-est del Pizzo Badile, non due qualunque. Eppure, anche loro qui.
Sarebbe quasi criminale dimenticare la miriade di grotte e cavità carsiche presenti, che rendono questa zona un parco giochi anche per chi le montagne non si limita a salire, ma vuole conoscerle esplorandone le viscere più profonde.
A questo punto non dovrebbe stupire più di tanto se qualcuno vi dice che, immersa tra le pareti calcaree e le grotte di Toirano, esiste una via escursionistica di stampo alpinistico, con costante vista sul mar Ligure. La via dei Daini.
Sentiero di avvicinamento
Dal parcheggio si prende la stradina asfaltata che in breve porta all’ingresso delle grotte. Il sentiero vero e proprio inizia da qui, e si segue fino alla prima falesia, dove ci si trova davanti ad un bivio. Per la Via dei Daini bisogna attraversare il ruscello e seguire tracce di sentiero più o meno evidenti a mezzacosta. Queste tracce alternano falsipiani a un paio di ripide salite nel bosco e ci portano in poco più di un’ora al bivio per l’attacco della cresta vera e propria, segnalato molto chiaramente sul sentiero. Volendo da qui c’è la possibilità di proseguire lungo il sentiero percorso sino a qui, il quale in poco meno di un’ora porta ugualmente all’abbazia di San Pietro ai Monti.
Cresta della via dei Daini (EE/F+)
Due diedri in su…
Dal bivio, dopo una prima breve pietraia, si incontra subito il primo dei due diedri attrezzati da percorrere in salita, il più breve (non più di 5/6 metri) ma probabilmente il più faticoso anche perché la catena è molto mobile e trazionarla stanca le braccia.
Facili roccette e tracce di sentiero ci portano sino alla base del secondo diedro, anch’esso da percorrere in salita e attrezzato con un canapone. A differenza del primo, dove la catena era necessaria per la progressione, questo passaggio è sì più lungo (una decina di metri) ma ben più appoggiato e superabile con una semplice arrampicata senza trazionare la corda, riducendo così lo sforzo fisico richiesto ed aumentando senza dubbio il divertimento!
Successivamente, dopo aver seguito il filo logico del crinale (mai esposto) si incontra un canalino di sfasciumi al termine del quale noi abbiamo sbagliato direzione.
Al termine del canale ci si trova sotto una parete da aggirare, e non ci si deve far trarre in inganno da alcune tracce (probabilmente di escursionisti che hanno loro stessi sbagliato strada) verso sinistra, ma prendere verso sinistra e subito dopo si avvisterà un paio di ometti poco evidenti nell’immediato.
…un salto in giù
Dopo questa piccola défaillance si giunge al terzo tratto attrezzato, un saltino alto poco più di un metro da superare in discesa aiutandosi con una catena. Questo è sicuramente il punto più delicato in quanto abbastanza scomodo ed esposto infatti, subito dopo, ci si trova a percorrere la famosa cengia esposta citata in tutte le relazioni di questa via. Essa in realtà, a patto di non avere seri problemi con le vertigini, non è nulla più che un sentiero che costeggia la parete, e che ha alla sua destra dei ripidi pendii che si perdono nei salti sottostanti, ma senza risultare mai davvero a strapiombo.
Al termine della cengia la traccia interseca gli ultimi tornanti del sentiero che da Toirano porta all’abbazia di San Pietro ai Monti, e percorrendoli ci troviamo anche noi sul prato antistante la vetta.
Anello “mancato” e discesa
Dall’abbazia (quota 891m) si gode di una posizione privilegiata sul Mar Ligure e sui vicini rilievi. Il mio consiglio è di godersi il meritato riposo e pranzo proprio sui prati antistanti (presenti tavolini, la fontana non era funzionante) e poi continuare l’anello per il monte Ravinet e Toirano.
Noi avevamo altri programmi per il tardo pomeriggio e non abbiamo potuto proseguire, scendendo così dal sentiero diretto per Toirano, ugualmente meritevole di interesse e panoramico grazie agli incredibili scorci che regali sulle pareti calcaree della zona dove non è insolito trovare gruppi di arrampicatori.
L’anello per il monte Ravinet merita sicuramente la giornata e ci torneremo, ma questa è già di per se una gita che certamente non vi deluderà!
I nostri numeri
Grotte di Toirano – attacco della cresta | 1h20′ – 2.23km |
Attacco della cresta – San Pietro ai Monti | 1h30′ – 1.81km |
San Pietro ai Monti – Grotte di Toirano | 1h45′ – 4.16km |
Link utili
Grotte di Toirano (per gli orari di apertura del parcheggio)
Relazione Gulliver (include anello per il monte Ravinet)
Traccia GPS della nostra escursione